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Quella di base fondamentale per l’innovazione biomedica

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“Ciò che rende questo programma particolare è la scelta di puntare sulla ricerca di base, un ambito spesso trascurato dai grandi finanziamenti, ma fondamentale per ogni avanzamento realmente innovativo nel campo biomedico”. Così Domenico Salvatore, professore ordinario di Endocrinologia, Dipartimento di Sanità pubblica Università degli Studi Napoli Federico II e membro dello Scientific Board di Ibsa Foundation, oggi a Milano nel suo intervento in occasione della cerimonia di premiazione delle Ibsa Foundation Fellowship 2024, “uno strumento concreto a sostegno della ricerca scientifica indipendente a livello internazionale”.

Le aree scientifiche delle borse queste borse di studio – dermatologia, endocrinologia, fertilità/urologia, medicina del dolore/ortopedia/reumatologia – sono “ambiti di grande rilevanza clinica – osserva Salvatore – ma tradizionalmente meno sostenuti da finanziamenti pubblici e privati, specialmente nella loro componente di ricerca di base. La scelta di focalizzarsi su questi campi testimonia una visione strategica e lungimirante: sostenere ciò che è essenziale ma poco visibile, promuovendo l’innovazione là dove ce n’è più bisogno. Le aree scientifiche che attirano maggiormente l’interesse di questi giovani scienziati riflettono i grandi temi della medicina contemporanea. In particolare – precisa – healthy aging e medicina rigenerativa, introdotte in un secondo momento tra le categorie delle Fellowship, stanno rapidamente emergendo come settori di riferimento per la nuova generazione di ricercatori. La crescente attenzione verso le sfide dell’invecchiamento sano e attivo trova conferma anche nell’edizione 2024 del bando, che ha visto ben 89 progetti su 259 candidarsi proprio in quest’area, oggi la più rappresentata”.

I ricercatori che partecipano al bando Ibsa “sono giovani sotto i 40 anni, provenienti da università e istituti di eccellenza di tutto il mondo – ricorda Salvatore – Si tratta di scienziati motivati, spesso già protagonisti di esperienze significative in laboratorio e con una visione chiara dell’impatto futuro del proprio lavoro. Un aspetto che merita di essere sottolineato è la forte partecipazione femminile: oltre il 63% dei progetti presentati nelle 12 edizioni sono stati inviati da ricercatrici, a conferma del ruolo crescente delle donne nella ricerca scientifica internazionale” in “una comunità internazionale di giovani menti brillanti, impegnate a disegnare il futuro della medicina”.

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