“Se pensiamo che l’Ipm sia solo
un luogo dove rinchiudere i ragazzi dietro un muro, allora
abbiamo già fallito”. E’ netto il monito del procuratore presso
il Tribunale per i minorenni dell’Aquila, David Mancini, in
vista della prevista riapertura dell’Istituto Penale per i
minorenni (Ipm) del capoluogo abruzzese. Un’occasione di
confronto è arrivata con il convegno ‘Formazione minorile
carceraria in Abruzzo: analisi e prospettive’, organizzato nella
Sala Convegni dell’Ordine degli Avvocati dell’Aquila. L’incontro
– promosso dal Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti
(Cpia) e dall’Ordine forense – ha messo al centro il ruolo
dell’istruzione nei percorsi rieducativi, proprio in vista della
riapertura dell’Ipm. La giornata, articolata tra interventi
istituzionali e tavole rotonde con esperti delle università, dei
ministeri e delle associazioni, ha ribadito un concetto chiave:
il sapere deve raggiungere tutti, anche in condizioni di estrema
fragilità, e può rappresentare un’alternativa concreta alla
recidiva.
Mancini ha poi acceso i riflettori sul fatto che molti dei
minorenni finiti nel circuito penale non sono veri protagonisti
del crimine, ma strumenti nelle mani degli adulti. Vengono usati
per spacciare, per rubare, perfino per medicare durante scontri
tra bande, contando sul fatto che la loro età garantisca pene
più lievi. Un sistema, secondo il procuratore, che si nutre del
vuoto educativo:
“Dietro quei reati – ha sottolineato Mancini – ci sono
storie di abbandono, povertà educativa, famiglie che non
riescono o non vogliono esercitare alcun tipo di controllo. Se
interveniamo solo quando il danno è fatto, la giustizia arriva
tardi. E allora il carcere rischia solo di cristallizzare il
disagio”.
Da qui l’appello: “La riapertura dell’Ipm dell’Aquila – ha
detto – deve essere un punto di partenza per ripensare la presa
in carico dei minori a rischio. Servono sinergie vere: scuola,
servizi sociali, magistratura, associazioni. Solo così si
costruiscono percorsi che valgano più di una sentenza”. Nel
corso della giornata, la dirigente del Cpia ha presentato la
relazione ‘Educare nei luoghi di fragilità’, ponendo l’accento
sul ruolo della scuola in questo contesto specifico.
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