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Creata ‘Ves.Pa’, vescica artificiale made in Padova

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“Fino a pochi anni fa dopo una cistectomia radicale robotica per un tumore uroteliale non metastatico, ovvero un cancro localizzato soltanto alla vescica, per il paziente l’unica alternativa per urinare era la stomia cutanea, ovvero il sacchetto esterno, una condizione con un forte impatto sull’immagine corporea e sulla psiche del paziente stesso. Ora grazie a ‘Ves.Pa’, la ‘vescica artificiale’ padovana, tecnica ideata nella Clinica urologica dell’Ospedale Università di Padova che dirigo, il sacchetto è spesso soltanto un lontano ricordo. Con Ves.Pa, infatti, è possibile ricostruire la vescica con un segmento di intestino del paziente. Nessun corpo estraneo, nessuna possibilità di rigetto”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Fabrizio Dal Moro, direttore della Clinica urologica di Padova, secondo ‘Newsweek’ la prima Urologia d’Italia per il terzo anno consecutivo per qualità e quantità di interventi (45 al giorno) tra chirurgia robotica, laparoscopica ed endoscopica con l’uilizzo dell’intelligenza artificiale in sala operatoria. “Solo di chirurgia robotica nel 2024 abbiamo eseguito 770 interventi contro i 520 del 2023”, tiene a precisare Dal Moro.

Nel 2015 Ves.Pa inizia a prendere forma, “nel 2020 i primi interventi – racconta l’urologo – Da allora sono passati 5 anni durante i quali abbiamo ricostruito e confezionato oltre 100 ‘vesciche padovane’, così chiamate perché idea e know-how sono tutti nostri”. La tecnica consiste nell’utilizzare “un pezzo di intestino, un ‘cilindro’ – descrive Dal Moro – che una volta aperto e trasformato come fosse un pezzo di stoffa rettangolare lungo 40 centimetri viene ricucito in modo ‘sartoriale’, così da creare una neo-vescica sferica grazie alla quale il paziente urina attraverso le vie naturali”. Per accedere a questo tipo di intervento viene fatta un’accurata selezione dei pazienti, “soggetti il cui tumore è localizzato solo alla vescica ed è in fase iniziale. Per questo motivo la diagnosi precoce è fondamentale – raccomanda lo specialista – in quanto migliora il risultato finale. Prima ci si accorge del sangue nelle urine, tipico segnale del cancro alla vescica, e prima si può accertare la diagnosi”. E poiché in Italia “sono pochi i centri che ricostruiscono la vescica alle donne, abbiamo pensato anche a loro – sottolinea Dal Moro – riuscendo a preservare (quando indicato) anche la vagina, in modo tale che l’attività sessuale possa essere mantenuta, aspetto fondamentale per una buona qualità di vita”.

L’intervento robotico per la rimozione della vescica e la realizzazione di Ves.Pa “in sala operatoria dura in genere 4-5 ore. Importante è informare il pazienti anche con il sostegno dello psicologo che noi assicuriamo internamente – rimarca Dal Moro – Il paziente infatti non ha più lo stimolo naturale come in passato, ma svuota la vescica una volta che ha la sensazione di gonfiore e di vescica piena. Deve ‘reimparare’ a urinare. Ma a parte questo aspetto, la qualità di vita è decisamente migliore”, conclude l’urologo. (di Francesca Filippi)

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