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Bene immunoterapia e chemio in prima linea

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“Il via libera dell’Aifa in prima linea alla combinazione immunoterapia e chemioterapia è un altro passo fondamentale nella cura dell’endometrio. Già lo scorso anno l’immunoterapia si era dimostrata estremamente efficace nel tumore dell’endometrio avanzato con aumento della sopravvivenza del 72%. Adesso in prima linea dovrebbe garantire una ancor maggiore efficacia alle pazienti”. Così Nicoletta Cerana, presidente di Acto Italia, Alleanza contro il tumore ovarico, intervenendo all’incontro con la stampa dedicato alla nuova opzione terapeutica che associa dostarlimab alla chemioterapia, in prima linea, per le donne con carcinoma dell’endometrio primario avanzato o ricorrente, con deficit del sistema di mismatch repair (dMmr) ed elevata instabilità dei microsatelliti (Msi-h).

“E’ sicuramente un passo rivoluzionario – aggiunge Cerana – che si accompagna all’altra grande rivoluzione rappresentata dal nuovo profilo molecolare della malattia. Ci sono 5 ‘facce diverse’ e per ognuna di esse la medicina sta individuando il corretto trattamento con l’immunoterapia che sta dando delle grandi soddisfazioni e credo che le darà anche in futuro. Questo significa tanta speranza, per le pazienti, di essere guarite, di tornare in famiglia e riprendere la vita di prima”. Questo tumore, per il quale si registrano “8.600 casi ogni anno, è in crescita – osserva la presidente di Acto – L’aumento dell’incidenza in tutta Europa è dovuta ai nuovi stili di vita che noi donne abbiamo adottato. Fumiamo di più, ci muoviamo di meno”. Inoltre, “la non consapevolezza o la non conoscenza della malattia limita molto i comportamenti di prevenzione”. Per questo motivo, oltre alla prevenzione, è importante l’informazione. Il cancro all’endometrio “con corretti stili di vita potrebbe essere evitato e con una corretta informazione potrebbe essere diagnosticato ai primi sintomi: un sanguinamento inaspettato in età matura e che va subito sottoposto all’attenzione del ginecologo”.

Si deve inoltre considerare che “il 90% delle donne non sa che una piccola percentuale di questo tumore è di origine genetica ereditaria – sottolinea Cerana – e questo toglie l’attenzione verso i propri familiari che potrebbero essere a rischio. C’è da fare tanto in termini di informazione perché senza informazione non può esserci prevenzione. Soltanto il 30% delle donne va una volta all’anno dal ginecologo. A fronte di grandi scoperte della medicina e di grandi opportunità terapeutiche, siamo ancora al nastro di partenza con l’informazione, la sensibilizzazione e la prevenzione”.

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