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Mark Samson, nuovi dettagli omicidio Ilaria Sula in una lettera ai pm

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Il 23enne Mark Samson, reo confesso dell’omicidio di Ilaria Sula, in una lettera inviata ai pm, racconta oggi, martedì 29 aprile, la sua versione delle ore precedenti all’aggressione alla studentessa, uccisa nell’appartamento di famiglia in via Homs nel quartiere Africano a Roma.

“Dalle 22.15 a mezzanotte abbiamo parlato della nostra relazione, del fatto che mi dava fastidio e mi ero stancato di aspettare e lei nel frattempo cercava altre persone con cui legare” scrive. “Si era fatto tardi e quindi mi chiese se poteva rimanere a dormire da me. Le ho dato un pigiama con cui potesse dormire comoda”.

I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano al ragazzo l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. La madre di Samson è indagata, invece, per concorso in occultamento di cadavere.

“Ci siamo stesi sul mio letto e abbiamo iniziato a parlare delle cose belle vissute insieme, le esperienze, i viaggi, e i nomignoli che ci siamo dati – scrive Samson – ‘Amore’, ‘tesoro’, ‘vita’, per poi passare a quelli albanesi ‘shpirt’, ‘zemra ime’ (lei era di origini albanesi, ndr.) e a quelli filippini ‘bebe ko’, ‘mahal’, ‘asawa’”.

Nella lettera Samson racconta anche le fasi dopo l’accoltellamento di Ilaria Sula, poi, abbandonata senza vita in fondo a un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. “Ho aperto tutti gli sportelli dell’auto per vedere se il trolley entrava sui sedili al posto del portabagagli, ma invano”, “porto il trolley fuori dal condominio, era una giornata con un sole splendente, abbagliante. Vedo due ragazze che vengono nella mia direzione, le lascio passare e subito dopo sollevo il trolley senza l’aiuto di nessuno: apro il vano portabagagli e mi fermo un attimo per riprendere le forze”. Poi, scrive Samson, fornendo la sua versione “risollevo la borsa e la sistemo sul lato destro del portabagagli e parto senza una direzione precisa. Mezz’ora dopo le 16 circa mi fermo da un tabaccaio e compro le sigarette e un accendino”.

Madre interrogata ancora

La madre è stata nuovamente interrogata questa mattina in questura dal pm per circa due ore. “Quella di oggi è stata un’integrazione delle dichiarazioni già rese lo scorso 7 aprile” ha detto il difensore della donna, l’avvocato Paolo Foti. “La Procura aveva bisogno che venissero specificati alcuni passaggi. Nei confronti della donna, l’impianto accusatorio rimane immodificato, concorso in occultamento di cadavere. E ribadisco la totale estraneità del padre di Mark alla vicenda”.

“La procura sta cercando di ricostruire nel modo più minuzioso possibile la cronologia dei momenti ante e post delitto, fino al momento in cui il ragazzo è uscito definitivamente di casa, momento in cui termina il ruolo della madre. Lei non sapeva dove Mark avrebbe portato il corpo”, ha spiegato il penalista, aggiungendo che la donna ha risposto a tutte le domande. In merito al cellulare della vittima ritrovato alcuni giorni fa nell’appartamento di via Homs, la donna “ha detto di sapere, dove si trovasse”, conclude il difensore.

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