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tre indagati per rissa prima di fermo con taser

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Prima le botte, poi il fermo con l’utilizzo del taser, infine la morte. Riccardo Zappone, 30 anni, di San Giovanni Teatino della provincia di Chieti in Abruzzo, è deceduto ieri a Pescara dopo un malore sopraggiunto mentre si trovava in stato di fermo in Questura. Il giovane aveva problemi di natura psichiatrica. Ieri pare fosse andato a Pescara nell’officina di alcuni fratelli e avesse dato in escandescenza. Qui, da una ricostruzione delle forze dell’ordine, sarebbe stato picchiato. In tre sono ora indagati per lesioni personali aggravate. Poi l’intervento della polizia e l’uso della pistola elettrica.

La rissa e il pestaggio

Era stato poco prima aggredito in un’officina meccanica in strada comunale Piana, dove si era verificata una violenta colluttazione. Secondo quanto emerso, il giovane sarebbe stato picchiato nell’autofficina da tre uomini: due fratelli titolari dell’attività, e un loro conoscente. La vittima, probabilmente in preda ai problemi psichiatrici che aveva, sarebbe entrato e avrebbe dato in escandescenza. A quel punto l’aggressione. Solo dopo che è stato malmenato, è stata allertata la polizia. Quando gli agenti sono arrivati, hanno immobilizzato il giovane, che era molto agitato, con una scarica della pistola elettrica, sostenendo che opponeva resistenza all’arresto. Una volta condotto nelle camere di sicurezza per l’identificazione e gli atti di rito, il ragazzo ha iniziato a sentirsi male. I sanitari del 118 sono intervenuti, ma le manovre di rianimazione in ospedale si sono rivelate inutili. Il suo cuore si è fermato poco dopo.

tre coinvolti nel pestaggio, di 61,55 e 37 anni, sono ora indagati per lesioni volontarie aggravate dall’uso dell’arma e dal numero di persone. L’inchiesta è aperta e la Procura sta cercando di ricostruire con precisione tutte le fasi di una giornata tragica.

L’autopsia

Oggi pomeriggio è stata eseguita l’autopsia, affidata al medico legale Cristian D’Ovidio. Un passaggio cruciale per fare luce sulle cause del decesso e capire se ci sia stata correlazione tra le percosse, avvenute “con violenza, anche mediante l’uso di un bastone di legno, sino a subire ferite sanguinanti”, e l’arresto cardiocircolatorio. O se è stato il taser la causa della drammatica fine del giovane.

Chi era Riccardo Zappone

Nel frattempo, la famiglia ha voluto rompere il silenzio per ricostruire con chiarezza il profilo di Riccardo: “Nostro figlio non aveva precedenti penali. Era un ragazzo buono, con delle fragilità personali. Non gli è mai mancato il nostro sostegno, né quello delle istituzioni. Non vogliamo che la sua morte venga strumentalizzata. Ricordiamolo per ciò che era: fragile, sì, ma generoso, umano, e mai violento”. “In questa immane tragedia che ci ha colpiti è doveroso per noi genitori ristabilire un quadro di verità su nostro figlio e chiarire alcune imprecisioni” dichiara in una nota la famiglia di Riccardo Zappone. “Riccardo era un ragazzo buono e non aveva alcun precedente penale. Aveva delle fragilità personali, ma è stato sempre supportato dalla famiglia – che non gli ha mai fatto mancare il sostegno necessario – e seguito dalle competenti istituzioni. È in corso un’indagine per accertare cosa sia effettivamente accaduto e non vogliamo che la morte di Riccardo sia in alcun modo strumentalizzata. Desideriamo ricordare Riccardo per quello che era, per le sue fragilità e per la sua generosità”.

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