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NON VIETARE L’UTILIZZO DEL CELLULARE IN CLASSE, MA EDUCARE I GIOVANI AD UN SUO UTILIZZO CONSAPEVOLE E RESPONSABILE

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“Sono il prof. Mario Vitale, docente di Fisica presso una scuola superiore di Avezzano. Vietare l’utilizzo dei cellulari è come se si volessero spostare le lancette dell’orologio al medioevo, a proibire di osservare il cielo con il telescopio perché spaventati nel dover confermare il sistema eliocentrico! 

Non bisogna aver paura della tecnologia, bisogna coglierne i vantaggi e non lasciarsi sopraffare dalle eventuali conseguenze negative e dai rischi spesso connessi alle innovazioni.

I giovani vanno quindi educati ad un utilizzo consapevole, responsabile e maturo della tecnologia ed ogni forma di divieto, anche se dettato magari da ragioni protezionistiche, non va certo in questa direzione.

Riferisco brevemente, rimanendo a disposizione per eventuali approfondimenti, della mia esperienza a riguardo dell’utilizzo dei cellulari a scuola. 

Quest’anno ho introdotto in classe un “box portacellulare” acquistato ad un prezzo contenuto e ragionevole su Amazon, funzionale ed anche esteticamente bello da vedersi: i ragazzi lo hanno guardato inizialmente con diffidenza, poi con crescente curiosità, ben predisponendosi a capire a cosa sarebbe servito. 

Il primo gesto è stato quello di depositare, nell’apposita slot contrassegnata dal numero 1, il mio personale smartphone, fornendo così l’esempio di quanto avrei di li a poco richiesto ai miei allievi. 

Ho spiegato la mia convinzione di quanto quella semplice azione mi sarebbe tornata utile e di grande vantaggio per evitare una pericolosa forma di distrazione tale da inficiare un’efficiente conduzione della mia lezione e da costituire comunque un limite a quel dialogo educativo che è sempre mia intenzione mantenere con la classe.

Ho esortato i ragazzi a valutare l’opportunità di fare altrettanto, di coinvolgersi in questa sorta di esperimento nel distaccarsi dal cellulare, per poi andare successivamente a valutarne insieme i risultati, prestando attenzione agli eventuali benefici ricavati.

Ho sottolineato la non obbligatorietà del gesto e mi sono soffermato su come avrei accordato stima anche a quanti avessero liberamente deciso di non consegnare il cellulare, invitandoli però a non utilizzare di nascosto il proprio dispositivo durante la lezione per il dovuto rispetto al sottoscritto ed ai colleghi che avevano optato per seguire il mio esempio. 

Il risultato di quel mio atto è andato ben oltre ogni mia più rosea aspettativa: i ragazzi hanno fatto a gara per consegnare il loro cellulare: di li a poco ben venti dispositivi, tanti quanti erano i presenti, avevano trovato la loro collocazione nel box, ed io, con un gesto dal valore simbolico, potevo cosi procedere alla sua chiusura e sistemazione sulla cattedra!

Cinque minuti prima del suono della campanella che decreta la fine della mia ora, ho dato la possibilità ai ragazzi di riprendere il loro cellulare, non fosse altro per controllare se magari fossero stati nel frattempo raggiunti da qualche comunicazione.

Dal giorno dell’introduzione del box, tutto è filato liscio e le operazioni descritte sono diventate abitudine: il cellulare viene spesso utilizzato in classe ma solo per fini didattici, per compiere ricerche veloci, per trovare informazioni e valori utili alla risoluzione di problemi tecnici e solo a fini didattici.

La mia soddisfazione ed il mio orgoglio: durante il proseguio dell’anno scolastico non ho avuto occasione, neppure una volta, di mettere ad un ragazzo una nota disciplinare per l’utilizzo fraudolento o comunque non consentito del cellulare, una vittoria ottenuta attraverso il dialogo ed il confronto con i giovani e non con una semplice imposizione!”

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