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Orsi morti a Scanno, Guacci, ‘rivedere politiche di gestione’ – Notizie

pubblicato il

La morte di due giovani orsi
nell’invaso artificiale di Colle Rotondo di Scanno (L’Aquila),
scoperta il 7 maggio scorso, “conferma l’assoluta precarietà cui
è soggetta la sopravvivenza di questa preziosa popolazione
endemica, unica al mondo”. Lo scrive Corradino Guacci,
presidente della ‘Società italiana per la storia della fauna’ di
Baranello (Campobasso), in una nota inviata, tra gli altri, al
ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. “Nell’ultimo
anno le morti, almeno quelle note – scrive – salgono a cinque,
raddoppiando la media finora nota di 2,5 decessi ogni dodici
mesi, già di per sé insostenibile considerando che il 50% dei
nuovi nati non raggiunge l’anno di età. Queste cifre attestano
non solo la difficoltà di contenere l’incidenza negativa delle
attività umane sulla sopravvivenza di questo residuo nucleo
appenninico, ma, visti i risultati, anche la necessità, ormai
ineludibile, di rivedere alcune delle politiche di gestione
sinora poste in essere”.

   
“Ci auguriamo – prosegue Guacci – che gli esiti del
monitoraggio genetico in corso smentiscano la nostra
preoccupazione circa il fatto che la popolazione appenninica
sembra disperdersi, piuttosto che diffondersi. Prova ne è che le
recenti nascite, come i decessi, stanno avvenendo fuori dal
territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
(Pnalm). Auspichiamo che il ministro, la Comunità scientifica e
gli organi direttivi delle aree protette che insistono nell’area
di presenza dell’orso bruno marsicano vogliano finalmente
prendere in considerazione la proposta da noi avanzata, già a
gennaio 2013, di istituire una banca genetica, finché ciò sia
percorribile con successo”.

   
“Invitiamo altresì l’Ispra (Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale) – prosegue il presidente
della ‘Società italiana per la storia della fauna” – a rivedere
il proprio parere laddove, dopo aver definito di scarsa
scientificità un programma di conservazione ex-situ dell’orso
marsicano, si proponeva, in caso di sofferenza della popolazione
appenninica, di realizzare interventi di traslocazione di
esemplari provenienti da popolazioni geograficamente vicine. Una
soluzione che, alla luce dell’esperienza del ‘Life Ursus’ in
Trentino, appare non solo poco praticabile, ma – conclude Guacci
– potenzialmente pericolosa per l’integrità genetica della
sottospecie marsicana. La permanenza di tale parere preclude
ogni possibilità di esplorare differenti strategie di
conservazione”.

   

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