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i doni più bizzarri ai presidenti Usa

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La costituzione americana è chiara: nessuno nel governo degli Stati Uniti, presidente incluso, può ricevere un regalo personale da un capo di Stato straniero senza il consenso del Congresso. E la gestione dei doni è regolata dal Foreign Gifts and Decorations Act del 1966 e da ulteriori leggi approvate nel 1977. Ma questo non ha impedito a leader stranieri nel corso degli anni di presentarsi alla Casa Bianca con doni più o meno costosi (ma mai del valore di un Boeing da 400 milioni) e in alcuni casi sicuramente bizzarri.

Il ‘Guardian’ ricorda come nel 1997, il presidente Heydar Aliyev dell’Azerbaigian regalò a Bill Clinton e alla first lady Hillary un tappeto di 1,80 x 1,50 metri con i loro volti, tessuto in poche settimane, dopo aveva ricevuto un invito alla Casa Bianca. Per realizzare l’insolito omaggio dodici donne lavorarono per settimane 24 ore su 24, in turni di otto ore, per ridurre al minimo un processo che normalmente richiede mesi.

Nel 2008, il primo ministro israeliano Ehud Olmert regalò a George W. Bush una bicicletta dopo che era stato riferito che l’allora presidente non era in grado di fare jogging a causa di un infortunio al ginocchio. Curiosamente, però, in quegli anni – continua il giornale – il numero di regali del vicepresidente Dick Cheney era il doppio di quello del presidente in carica. Fra questi quattro armi da fuoco, conoscendo la passione di Cheney per la caccia. Meno raffinato sicuramente il carico di agnello crudo – quasi 140 kg – inviato dall’Argentina nel 2005, un omaggio che però – viste le rigide regole sui cibi nella Casa Bianca – quasi certamente è stato distrutto dai servizi segreti.

Negli archivi di Washington sono rintracciabili lunghi elenchi di doni presentati agli inquilini della Casa Bianca – come le quattro incisioni su rame con immagini di teatri antichi (valore 760 dollari) presentate nel 2015 da Matteo Renzi a Barack Obama – e sono tutti accompagnati dalla spiegazione che “non accettare il regalo metterebbe in imbarazzo il donatore e il governo degli Stati Uniti”. Ma si tratta – quasi sempre – di presenti ‘noiosi’ (libri, quadri, orologi, vassoi d’argento). Nel caso del Boeing invece sarebbe l’accettazione del dono “a mettere in imbarazzo il governo degli Stati Uniti”. Ma è un problema che Donald Trump non sembra considerare.

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