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Matteo Bassetti ‘ucciso’ in un video fake: “Denunciare? Non è servito”

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“L’impunità della Rete fa perdere la voglia di denunciare”. Esprime “amarezza” Matteo Bassetti, dopo l’ultimo dei tanti video fake circolati su di lui. Questa volta, però, colpisce più delle altre, perché il finto servizio confezionato con l’intelligenza artificiale “si impadronisce del Tg1”, dell’immagine “di una giornalista e di un medico”, annuncia l’uccisione dell’infettivologo, e il tutto sembrerebbe fatto “per vendere un prodotto”. Ma “è inutile muovermi con i legali, io l’ho fatto decine di volte ma non è servito assolutamente a niente”, ribadisce il direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova all’Adnkronos Salute. “Spendi soldi, investi in avvocati e poi il risultato finale è zero”.

Ma per Bassetti è un danno anche a una scoperta fondamentale per il futuro come l’Ai. “Rimango ancora convinto che l’intelligenza artificiale sia una grandissima e straordinaria conquista per tutti. Proprio per questo bisogna colpire chi la usa per scopi diversi da quelli per cui è nata, cioè aiutarci anche nel campo sanitario ad andare più avanti. Lasciare questa gente impunita fa sì che l’immagine dell’intelligenza artificiale venga offuscata”.

“Prendere certi tipi di decisioni per certi comportamenti varrebbe la pena per dare un segnale sul fatto che la Rete non è il ‘far west’, ma ci sono delle regole che tutti devono seguire”, continua la riflessione dell’infettivologo. “Io credo che su questo tema sia necessario un intervento da parte della politica con leggi speciali, specifiche che regolino in maniera differente la Rete, perché oggi è diventata appunto un far west. Sembrano due mondi che viaggiano in maniera parallela con regole diverse, quello della vita reale dove ci sono le regole che vengono in qualche modo fatte rispettare dalla forza pubblica, dalla magistratura, dalla società civile. E poi c’è la Rete dove puoi fare qualunque cosa e sai di essere completamente impunito, perché purtroppo mentre per la società reale si è fatto molto in questi anni lì non si è fatto abbastanza, quindi i mezzi tecnologici a disposizione anche della Polizia postale probabilmente non sono adeguati per risalire ai responsabili di tutto questo e quindi è inutile denunciare”.

Su “una situazione così grave”, incalza, “non si dovrebbe neanche ricorrere alla denuncia del singolo. Ripeto, si sono impadroniti del Tg1, di una giornalista, di un medico per vendere un prodotto. Dovrebbe essere quasi perseguibile d’ufficio. Io di denunce ne ho fatte centinaia, ma ad oggi mi pare che non si sia arrivati assolutamente a niente. Lascia tanta amarezza, perché dimostra come in questo Paese – anche nella giustizia e anche in questo – ci siano evidentemente due velocità. A me personalmente dispiace, e mi disturba”.

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