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Ecco la Chiesa dopo Papa Francesco nelle parole di Bergoglio

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Esce domani, 8 maggio, “Non temete la morte”, il libro, edito dalla Compagnia Editoriale Aliberti, che raccoglie i dialoghi tra Papa Francesco e il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, giornalista di razza che, da direttore dell’Adnkronos, il 30 ottobre 2020 è stato anche il primo a intervistare Bergoglio per un’agenzia di stampa italiana. “Le guerre nel mondo, la Chiesa del futuro, l’appello per il clima e la grandezza di Pelé” è il sottotitolo del volume che racconta, attraverso la viva voce di Francesco, non solo i grandi temi universali e della Chiesa, ma anche il Bergoglio privato: il momento più difficile del pontificato, il suo stato di salute, la vita da ragazzo, la fidanzata prima di prendere i voti, la nostalgia del mare e, infine, il calciatore preferito.

“Padre Santo, grazie. La nostra lunga e bellissima conversazione (chiamarla intervista è riduttivo) ha raggiunto i cuori e le anime di milioni e milioni di telespettatori”, scrive Chiocci nella lettera di ringraziamento al pontefice pubblicata come introduzione al volume, aggiungendo: “Messaggi, e-mail e telefonate alla redazione del Tg1, arrivati senza sosta, questo raccontano: di un Papa che per quarantacinque minuti ha ridato speranza, attenuato paure collettive, riscaldato le coscienze, indicato con un soffio d’amore strade alternative a quelle a senso unico che fra Israele e Gaza portano dritte all’odio, ai lutti, alla disumanità. Un Papa che ha parlato di tutto, con spiritualità profonda e simpatia contagiante”. “Grazie per averci stupito una volta di più”, conclude Chiocci.

E, in effetti, Papa Francesco in queste pagine spiazza. Come quando, lui che certamente è stato il più grande tifoso di calcio tra i pontefici, rivela, quasi con candore, che Pelé è il calciatore che più ha amato, rispondendo alla domanda di Chiocci su chi preferisse tra Messi e Maradona: “Metterei un terzo. Pelé: sono i tre giocatori che io ho seguito. Maradona, come giocatore un grande. Ma come uomo ha fallito. Poveretto, è scivolato. […] Messi è correttissimo. È un signore. Ma per me, di questi tre, il grande signore è Pelé. Era un uomo di cuore… Io ho parlato con Pelé, una volta l’ho incontrato su un aereo a Buenos Aires. Era un uomo di una umanità così grande…”.

Non manca nella conversazione con Chiocci il ricordo del suo primo amore: “Era una ragazza molto buona. Lavorava nel cinema. Era buona. Poi l’ho ritrovata da arcivescovo di Buenos Aires una volta in una parrocchia, e lei era lì col marito e i figli”, racconta ancora Bergoglio, che delle donne ha un’idea magnifica: “Le donne capiscono cose che noi non capiamo. […] Hanno un fiuto speciale per la situazione – racconta al direttore del Tg1 – E ci vuole. Credo che vadano inserite nel lavoro normale della Chiesa”. Quanto alla Chiesa, “c’è il principio pietrino, che è quello della giurisdizione, e il principio mariano, che è quello più importante: perché la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa. Non è maschio, la Chiesa è donna. […] Il potere della Chiesa donna e delle donne nella Chiesa è più forte, è più importante che quello dei maschi ministri. È più importante Maria che Pietro. Ma se noi vogliamo ridurre questo al funzionalismo perdiamo”.

Ovviamente nel libro Papa Francesco parla anche della guerra che sta scuotendo il mondo: “Ogni guerra è una sconfitta”, dice. “Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace. Col dialogo […] Nella guerra, uno schiaffo provoca l’altro; uno lo dà più forte, l’altro più forte ancora, e così si va avanti. La guerra è una sconfitta. Io ho sentito una sconfitta in più”. Poi, sul conflitto israelo-palestinese: “Sono due popoli che devono vivere insieme, con quella soluzione saggia: due Stati, ben delimitati, e Gerusalemme con uno status speciale”.

A Conclave in corso, fanno effetto le parole su quello che sarebbe stato dopo di lui: che Chiesa sarà “lo sa il Signore – spiega Francesco – Ma c’è sempre quella malinconia del passato: una cosa che accade nelle istituzioni, e anche nella Chiesa. Ci sono coloro che vogliono tornare indietro: gli indietristi, che non accettano che la Chiesa vada davanti, che sia in cammino”, ma la Chiesa è “sempre in cammino” e “deve crescere”: “dalle radici, come il succo dell’albero che cresce e sale, ma sempre attaccato alla radice. Una Chiesa che si stacca dalle radici va indietro, e perde questo succo della sana tradizione. Che non è conservatorismo: la tradizione cresce e deve andare avanti”.

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