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Prometto di tornare in campo e che lavorerò sempre tantissimo

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“La prima promessa è di tornare presto in campo ma soprattutto che lavorerò sempre tantissimo, dando tutto me stesso come ho sempre fatto fino a ora. I risultati poi arriveranno”. Così il numero uno del tennis mondiale Jannik Sinner nell’intervista rilasciata in esclusiva per Intesa Sanpaolo. Il ritorno in campo dell’azzurro si avvicina e con Lisa Offside ha fatto il punto della sua carriera e sulla sua vita: progressi tecnici, crescita psicologica, le opportunità di evoluzione per il tennis e le difficoltà attraversate, fin dall’adolescenza lontano da casa.

“Ho pianto tanto da piccolo, magari dovevo uscire di casa con il mio allenatore per andare a fare un torneo a Bolzano, che è comunque a 2 ore di macchina da casa, e stavo male perché non volevo lasciare i miei genitori. Stavo male anche quando dovevo fare il raduno tecnico, anche in Italia, perché voleva dire che avrei dovuto stare tre o quattro notti fuori casa. Ma anche ora – ammette l’altoatesino – mi capita di piangere dopo le partite. Sono molto calmo quando vinco però quando perdo anche io ho i miei momenti dove sto male, sarebbe strano se non fosse così: non piangere significa che non senti nulla, che non hai emozioni”.

Il 23enne altoatesino sottolinea i sacrifici fatti per arrivare in vetta alla classifica Atp: “Io rinuncio da sempre a tante cose: uscire la sera, fare magari una sciatina in più, andare al mare qualche volta, tutte cose che vorrei fare ma è importante fare sacrifici. Alla fine io ho 23 anni, ne faccio 24 quest’anno: ho fatto tante cose per essere in questa posizione e non voglio buttar via tutto. So anche – continua il tennista – che la vita vera è quella fuori dal campo: è importante trovare un equilibrio tra campo, vita privata e famiglia perché ti fa vivere meglio”. Talento, costanza, passione: quali sono i valori più importanti? “Io aggiungerei dedizione, al primo posto. Ci sono tante giornate in cui magari sei stanco e non hai neanche voglia di ma comunque ti impegni e fai quella mezz’ora in più che fa tanta differenza. Ecco, la costanza è molto importante ma fa parte della dedizione, la passione invece penso sia normale averla mentre il talento – sottolinea Sinner – lo metto all’ultimo posto ma se a tutte le cose che ho detto prima aggiungi il talento allora diventi un giocatore fortissimo”.

Sinner si è poi concentrato sui suoi miglioramenti: “Sicuramente nel dritto abbiamo secondo me fatto un grande passo in avanti, come nel servizio. Il rovescio è sempre stato il mio colpo più naturale ma abbiamo lavorato su quello come sul posizionamento a rete, dove abbiamo fatto tanto lavoro. Ma il progresso tecnico che mi rende più orgoglioso – rivela il classe 2001 – è il mio comportamento in campo. Non è tanto quello che vedete voi da fuori ma riguarda come mi sento io: sono molto più tranquillo, più consapevole dei miei mezzi e di quel che so fare”.

Un traguardo da raccontare a tuo figlio? “Essere stato il numero 1 al mondo perché non è un risultato secco ma la conseguenza di 52 settimane giocate ad altissimi livelli con tanti risultati buoni fatti. In ogni caso – spiega Sinner – non voglio bambini adesso perché non riuscirei a essere il padre che vorrei. Io ho avuto un rapporto molto speciale con i miei genitori perché erano sempre lì per e con me, adesso quindi sarebbe troppo presto” conclude il nativo di San Candido.

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