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Giubileo 2025, l’appello del cardinale Zuppi: cosa ha chiesto

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“In fondo, il Giubileo apre il cammino anche dove sembra non ci sia”. Sono parole di speranza quelle del cardinale Matteo Zuppi in un’intervista al Corriere della Sera di oggi. Arcivescovo di Bologna, è presidente dei vescovi italiani dal 2022. Papa Francesco lo ha scelto come suo inviato per la “missione di pace”, che lo ha portato a Kiev, Mosca, Washington e Pechino.

La guerra

“Il senso del Giubileo è misurarsi con se stessi, con la propria debolezza e fragilità, ma in questo ritrovare anche la speranza che si misura con i problemi concreti, una speranza che non è chiudere gli occhi ma aprirli. Non si tratta di evitare dolori e tragedie, se mai il contrario: è entrarci dentro, perché è nel buio che cerco la luce, è nell’ingiustizia che cerco la giustizia, è nella guerra che cerco la pace” dice il cardinale al quotidiano. “Non è fatalismo o provvidenzialismo. Certo, al fondo c’è la cognizione che senza Dio non possiamo fare nulla, che non dobbiamo stancarci di pregare il Signore per la pace. Ma questo non significa dire: ci pensa Lui. Devi fare di tutto perché si possa realizzare ciò che Dio vuole”. “Non è solo quello che fanno gli altri, perché le cose cambino devi iniziare tu stesso – spiega Zuppi al Corriere della Sera -. È l’occasione di liberarsi da tutto ciò che ha preparato e prepara la guerra. La guerra come fabbrica di ingiustizia, la guerra che genera l’ingiustizia e la accresce“.

Il debito dei Paesi poveri

“In fondo, il Giubileo apre il cammino anche dove sembra non ci sia. L’indicazione del carcere, la Porta Santa che papa Francesco aprirà a Rebibbia, è evidente: dove sembra non ci sia nessun futuro, si apre al contrario una strada, una possibilità di rinnovamento. Questa è la grandezza del Giubileo” ricorda Zuppi. Un cambiamento che può partire anche, spiega al Corriere della Sera dalla “richiesta di remissione del debito dei Paesi poveri” nell’ottica di “cancellare tutto ciò che genera ingiustizia e disuguaglianza“.

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